Lo finii in una settimana. Credo che sia uno degli ultimi libri letti che più amo in assoluto, e adesso tenterò di spiegarvi il perché.
Prima di tutto, è bene tenere a mente, che "Il grande Gatsby" non è una storia d'amore. Qualcuno di voi storcerà il naso, ma se andate in profondità, se provate a cogliere il vero senso del libro, vedrete che mi darete ragione. Non è una storia d'amore, bensì una storia che si focalizza interamente sul sogno. Quel sogno che per Gatsby è rappresentato dalla luce verde, scorta ogni sera dall'estremità del molo della casa della sua amata Daisy, che tenta di afferrare, in lontananza, dal proprio pontile; gli sembra quasi di toccarla, ahimè non ci riuscirà mai.
Il personaggio di Gatsby è stato dipinto dalla critica, come manifesto del "sogno americano", ovvero un uomo che, da povero quale è, riesce solo grazie a se stesso, alle proprie capacità e alla propria forza di volontà, ad emergere e a riscattare le misere condizioni da cui proviene. Tuttavia, in questo specifico romanzo, Fitzgerald vuole raccontarci la storia di chi ha fallito l'impresa, dimostrando quanto un tale traguardo sia in realtà illusorio, fittizzio e come porti alla distruzione di se stessi. Per questi motivi, quindi, sarebbe più lecito affermare che Gatsby rappresenta la morte del sogno americano.
"La notte, nel letto, lo perseguitavano le ambizioni più grottesche e fantastiche, il cervello gli tesseva un universo di sfarzo indicibile, mentre l'orologio ticchettava sul lavabo e la luna gli intrideva di luce umida gli abiti sparsi alla rinfusa sul pavimento. Ogni notte alimentava le sue fantasie finché la sonnolenza si abbatteva con un abbraccio dimentico su qualche scena vivace. Per un certo periodo queste fantasticherie gli procurarono uno sfogo all'immaginazione; erano un'intuizione confortante dell'irrealtà della realtà, una promessa che la roccaforte del mondo era saldamente basata sull'ala di una fiaba."
L'ambizione di Gatsby è quella di riconquistare un vecchio amore, Daisy, che nel frattempo si era sposata con un ricco giocatore di polo, l'arrogante Tom Buchanan, dopo averla conquistata con una costosissima collana. Gatsby capisce quindi che per riuscire a riavere Daisy deve "mirare in alto", "alle stelle", poiché la ragazza non fa mistero di amare, ma soprattutto di credere, nei soldi.
Egli, provenendo da una condizione sociale poverissima, riesce, anche grazie a traffici illegali ed episodi di gangsterismo, a possedere non solo moltissimo denaro, ma anche beni immobili, macchine costose e chi più ne ha più ne metta. Compra appositamente una sontuosa villa proprio di fronte alla residenza di Daisy, dando ogni sera una festa ai limiti dello sfarzo, della sregolatezza e del lusso, con la speranza che la sua amata venga attratta e sedotta dalla sua grande ricchezza.
"Sono contenta che sia una bambina. E spero che sia stupida: è la miglior cosa che una donna possa essere in questo mondo, una bella piccola stupida."
Tutto ciò comporterà una distorsione della sua persona, in quanto nessuno dei partecipanti alla feste (pubbliche) sa chi effettivamente egli sia, anzi, spesso la società frivola e superficiale della New York degli anni venti, lo dipingerà come un poco di buono e un assassino. Pur essendo circondato da miriade di persone, è un uomo solo. Fatta eccezione per il cugino di Daisy, Nick Carraway, unico amico, anima pura tra i corrotti e narratore della storia.
Nick tenterà spesso di riportarlo alla realtà, cerca disperatamente di fargli capire che sta vivendo nel passato, nella nostalgia di un ricordo che non potrà mai tornare nel presente, e che ciò che ha in mente di fare è totalmente folle. Tuttavia non smetterà mai di aiutarlo, anzi, sarà l'unica persona verso cui proverà del bene.
Nonostante Gatsby riesca ad avere nuovamente un rapporto con Daisy, deve fare i conti con la personalità della ragazza, la quale, essendo vuota e fedele solo a degli ideali materialistici, è incapace di provare alcun tipo di sentimento, ed è per questo motivo che, benché le piaccia la sua compagnia, non è in grado di affermare di non aver mai amato il marito Tom; anche se quest'ultimo la tradisce da sempre con Myrtle, la moglie del povero meccanico Wilson.
A seguito di un tragico incidente, nel quale perderà la vita la stessa Myrtle, per mano di una Daisy in piena crisi di nervi, Gatsby decide comunque di addossarsi la colpa (anche se non lo dichiarerà mai apertamente a causa degli eventi successivi) e dopo una serie di manipolazioni psicologiche messe in atto da Tom per convincere Wilson della colpevolezza di Gatsby, quest'ultimo troverà la fine una tragica mattina, ad opera di Wilson stesso, che subito dopo si toglierà la vita.
Di grande impatto è la fine del romanzo, in quanto assistiamo alla vigliacca dipartita di Daisy e il marito, i quali preferiscono fuggire (lei in primis) piuttosto che rimanere per il funerale di Gatsby. L'unico che rimarrà a vegliare sulla sua tomba, sarà invece Nick. Nick che sarà disgustato dalla corruzione, dalla superficialità e dalla codardia dei suoi familiari, che ormai non considera più come tali.
Il romanzo è quindi la testimonianza del fatto che, il sogno americano è destinato a fallire, perché gli ideali non corrispondo alla realtà sociale. Se nasci povero morirai povero, se nasci ricco morirai ricco, e questa disparità sarà destinata a durare in eterno.
Per concludere vorrei aprire una parentesi sul film omonimo, uscito nel 2013 sotto la regia di Baz Luhrmann, con il favoloso Leonardo Di Caprio (assolutamente azzeccato per il ruolo di Gatsby!), Carey Mulligan e Tobey Maguire.
Che dire, l'ho trovato perfetto in ogni suo aspetto, fedele quasi interamente al libro, è riuscito a sviscerare ogni aspetto del romanzo, il messaggio dell'autore e il carattere di ogni personaggio di Fitzgerald.
Ho apprezzato moltissimo la fotografia, i costumi, i colori ma soprattutto la colonna sonora, composta interamente da brani moderni di Lana Del Rey, Florence + The Machine, Fergie ed altri. Un nastro rosa a chiudere una bomboniera elegante, bella, perfetta.
Che aspettate, se ancora non l'avete fatto, correte a vederlo!
Eleonora Giovannini ©
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