Julien è un bambino che sta per diventare orfano di madre, Sophie una bambina polacca derisa da tutta la scuola per il suo essere "straniera"; da tutti tranne Julien, con il quale deciderà di vendicarsi, compiendo delle divertenti malefatte.
La chiave risiede in una scatola di caramelle vuota, chi ce l'ha, lancia la sfida e non deve per nessun motivo tirarsi indietro. Una volta portata a termine, la scatola (e di conseguenza la sfida) passa nelle mani dell'altro.
"Giochi o non giochi?"
"Gioco"
Il gioco si protrae così dall'infanzia per poi passare all'adolescenza e all'età adulta, senza esclusione di colpi; dallo sfidarsi a fare pipì nell'ufficio del preside, ad atti osceni in luogo pubblico, finti innamoramenti, "no" all'altare e via dicendo. Tra i due protagonisti percepiamo una certa chimica, quella chimica che ci farebbe pensare ad un'imminente dichiarazione d'amore, ma che puntualmente viene rimandata a causa di un nuovo gioco.
Quello che prima sembrava un divertente passatempo infantile, si trasforma in una strana perversione, che sfocia quasi in atti eroistici ed autocompiacimento. La loro è un'attrazione folle, cinica, spietata, anche se il regista non manca di inserire nella pellicola, quegli elementi che la rendono allo stesso tempo una storia d'amore pronta a farci sognare.
Un divertente rincorrersi che sembra sempre una continua sfida a resistere alle rispettive attrazioni, più resistono al fascino dell'altro e più sono affascinanti, più cedono alle provocazioni e più tornano ad essere tristi e scontati.
Lo spettatore verrà catapultato nello stesso gioco di Julien e Sophie, rimanendo col fiato sospeso fino alla fine; colpiti nello stomaco, ci renderemo conto che l'amore può durare in eterno solo se non viene mai fissato nel tempo e nello spazio, ma sfidandolo anzi fino a rischiare la morte.
Il film è una sintesi vera e propria del concetto di eros e tanatos (amore e morte) che sfocia in un parossismo veramente coinvolgente.
Il gioco finirà? Se sì, come?
Una cosa è certa: finché c'è gioco, c'è speranza.
Eleonora Giovannini ©
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