Fu Elisa, la mia migliore amica, ad avvertirmi che a Firenze (la nostra città) avrebbero fatto i casting per le comparse di un film americano; ancora nessuno sapeva esattamente quale fosse, anche se le più attendibili voci di corridoio rimandavano ad "Inferno", film tratto dall'ultimo capitolo della trilogia di Dan Brown, diretto da Ron Howard.
Il giorno dei casting me lo ricorderò per tutta la vita, faceva veramente caldo per essere Aprile, e la mia amica ed io avevamo il viso stravolto dall'afa fiorentina. Le persone in coda per tentare di accaparrarsi quella piccola parte, erano dei più svariati generi: anziani, uomini, donne, ragazzi e ragazze. Chi truccato e rivestito come se stesse in corsa per il ruolo da protagonista, chi invece (come me) coi vestiti indossati per andare all'università il giorno prima.
Compilammo un modulo, e ricordo l'ansia nell'inserire i dati giusti, e poi "ma cosa vuol dire capacità?!" e quel dannato codice IBAN che non ricopiavamo mai correttamente. Abbiamo fatto una fila nemmeno tanto lunga e siamo arrivate davanti ad un lungo tavolo, un po' come quello che ti ritrovi all'orale della maturità; ci hanno scattato due foto (singolarmente), solo due foto, ed il casting era concluso. Come in ogni occasione del genere che si rispetti, ci dissero il consueto "la richiameremo noi".
Ammetto che non mi sarei mai aspettata per nessun motivo al mondo che mi avrebbero richiamato, c'era davvero tantissima gente, figuriamoci se mi avrebbero scelta. Quindi non stetti nemmeno a pensare al casting più di tanto, volli parteciparvi solo per gioco, perché ho sempre amato e sognato di prendere parte ad un film professionale (anche per guadagnare quei cento euro al giorno come da contratto), ma non era il primo dei miei pensieri in quel periodo.
Eppure la telefonata arrivò. Inaspettata, quanto graditissima.
Alcuni dei miei amici/conoscenti erano già stati chiamati per fare da comparsa alcuni giorni prima, quindi posso ben dire che avevo davvero perso le speranze e mi ero abituata all'idea di non essere stata scelta. Eppure il cellulare squillò, ed io ringrazierò sempre me stessa per non essere così schizzinosa dal non rispondere ai numeri che non conosco. Mi dissero che ero stata selezionata per fare la comparsa, e che avrei dovuto presentarmi alle cinque del mattino nel luogo stabilito per le riprese; "sei disponibile?". Come avrei potuto dire di no?
Era il 7 Maggio quando mi svegliai (si fa per dire, dato che dormii solo un'ora) per recarmi sul set. Mia mamma mi accompagnò a Firenze nel cuore della notte, ed io, vestita per le riprese, camminavo emozionata per le buie vie della mia città.
Vi giuro che Firenze di notte è uno spettacolo mai visto, soprattutto in quelle ore, quasi all'alba. I tacchetti delle ballerine (che già mi stavano distruggendo i piedi) risuonavano veloci sulle strade lastricate seguendo il mio passo svelto. Ricordo che scansai un gruppo di tre ubriachi all'angolo di un vicolo, in preda al panico. Nonostante ciò, ero comunque colma di gioia ed eccitazione.
Fu mentre stavo raggiungendo il posto stabilito dallo staff per le comparse, che conobbi Simone; anche lui era stato selezionato totalmente a caso. Abbiamo iniziato a parlare ed è stato bello, perché non avrei mai pensato di poter trovare qualcuno con cui, questo semplice gesto, fosse talmente facile a primo impatto.
Una volta arrivati ci hanno chiamati, fatto firmare il contratto e il costumista (americano) studiava i nostri outfit. Eravamo in un vecchio cinema di Firenze ormai chiuso, e la sala che avevano occupato, era totalmente piena zeppa di vestiti. L'emozione cresceva a dismisura. Una volta finiti tutti i processi "burocratici" mi hanno spedita al "trucco e parrucco". Tre specchi giganti con tre makeup artists e un parrucchiere completamente a mia disposizione; sono stati gentilissimi e mi hanno fatto davvero sentire una star. Coccolata e viziata come non mai. In quel momento ho seriamente pensato a quanto sarebbe bello che ciò accadesse tutte le mattine, ma sorvoliamo.
Una volta finito ci hanno prima portati a fare colazione, e poi ci siamo diretti con l'aiuto regia sul set vero e proprio, in questo caso Ponte Vecchio. Erano solo le cinque del mattino, quindi era davvero freddo, specie perché eravamo vicini al fiume; siccome dovevamo essere vestiti in tenuta estiva, potete immaginare la mia sofferenza in quel momento. Ogni volta che arrivava una folata di vento freddo, ricordavo a me stessa che, se non altro, le basse temperature rassodano.
E' lì che, dopo Simone, ho conosciuto una ragazza di Napoli simpaticissima, Ilaria. Abbiamo cominciato a parlare del più e del meno tra una ripresa e l'altra ed è stato davvero bello, è incredibile (anche se per poco) imbatterti in persone che, in un modo o nell'altro, riescono ad arricchire la tua vita con pochissimo. Credo che il bello dei ricordi, delle persone di passaggio, risieda anche in questo. Niente è un caso, niente.
Chiusa questa parentesi pseudo filosofica, continuo il mio racconto. Purtroppo per ragioni vincolanti il contratto non posso dirvi che scena in particolare abbiamo girato (per la bellezza di dodici ore!), vi dico solo che era una scena d'azione bella tosta e che è stata una vera figata trovarmici in mezzo.
Ma l'emozione è cresciuta ancora di più quando Tom Hanks è venuto sul set a salutarci. Credo di essermi impietrita con un sorriso da ebete in faccia, perché me lo sono ritrovata accanto sul marciapiede tutto cordiale... chissà cosa avrà pensato! Quelle dodici ore sono trascorse davvero lentamente, e per una volta mi sono davvero goduta quel momento; da cinefila quale sono è stato troppo bello vedere cosa c'è dietro la produzione di un film, come viene girato, studiato, come vengono pensate le singole scene, come si devono muovere le persone. I carrelli con la telecamera, le Jeep velocissime con la camera montata sù per riprendere tutto, il regista e i tecnici che ridevano come pazzi mentre lavoravano. Insomma, credo che poche volte abbia provato una simile euforia.
Lo so, starei qui a parlare per ore e raccontarvi tutto, ma mi fermo qua, alla fine credo di avervi raccontato ciò che più meritava essere raccontato. Posso solo dirvi che auguro a tutti di poter vivere almeno una volta quello che ho vissuto io, e che adesso (forse per la prima volta) ho davvero capito quanta fatica ci sia dietro la realizzazione di un film e quanto orgoglio e soddisfazione ci sia nel vincere un Oscar.
Prendete questo post come un semplice sfogo di egocentrismo e della mia voglia, stasera, di tuffarmi nei bei ricordi. Certe cose capitano davvero rarissime volte nella vita.
Eleonora Giovannini ©