Sono sempre stata un'appassionata di cartoni animati, e anche adesso che ho quasi vent'anni, non me ne faccio mancare mai. Nonostante io abbia un debole per i film d'animazione targati Pixar e Studio Ghibli, non disdegno nemmeno alcune eccezioni del mondo Disney.
Diciamolo, negli ultimi tempi quest'ultima citata aveva subito un forte calo di consensi non solo da parte dei critici professionisti, ma soprattutto dai bambini, che a parer mio rappresentano la fascia di pubblico dal riscontro più attendibile. Dopo l'uscita de "La Principessa e il Ranocchio" nel 2009 avevo perso totalmente fiducia in questa casa di produzione, dal momento che aveva messo in scena un cartone animato totalmente privo di spessore, pieno di retorica inutile e canzoncine insopportabili. Tuttavia, l'anno successivo mi dovetti ricredere all'istante con "Rapunzel - L'intreccio della torre"; me ne innamorai all'istante: trama originale, sdoganamento del ruolo del principe (qui inesistente in quanto il protagonista maschile è un ladro) e della principessa, numerosi personaggi secondari con carattere e divertenti, poche canzoni ma buone, bellissime scene di forte suggestione (vedi lancio delle lanterne nel cielo) e andrei avanti all'infinito. E' stato uno dei pochi film Disney che mi sono veramente piaciuti, oserei quasi dire il mio preferito, soprattutto tenendo conto del fatto che appartiene all'epoca moderna dell'era Disney e, come già detto in precedenza, un'era che non mi ha mai soddisfatto a pieno. Mi ha fatto ridere tantissimo, mi ha commosso e mi ha fatto tornare ai meravigliosi anni dell'infanzia.
Fino ad arrivare allo scorso Natale 2013, quando nelle sale è uscito "Frozen - Il regno di ghiaccio". Ammetto che per quanto riguarda questo cartone animato, avevo una forte aspettativa perché gli autori erano gli stessi di "Rapunzel"; a malincuore mi son dovuta ricredere, e anche tanto. Prima di tutto perché i doppiatori, a parer mio, erano inascoltabili (Serena Autieri, Enrico Brignano, Valeria Rossi!), secondo perché l'ho percepita molto come una brutta copia di "Rapunzel". La principessa protagonista non è la classica principessa con la puzza sotto il naso; il principe viene dipinto come uno stronzo e lei si innamora di un boscaiolo; la renna del boscaiolo ricorda molto il cavallo del re in "Rapunzel", Maximus; il pupazzo di neve è la versione distorta del camaleonte Pascal... insomma, già i personaggi non mi convincevano. Inoltre devo aggiungere che nemmeno la trama in sé mi ha stupito così tanto, l'ho trovata banale, con una retorica troppo forte e c'è stato un ritorno alle origini per quanto riguarda l'uso improprio delle canzoni. In più non l'ho trovato divertente, le poche battute presenti erano alla pari con quelle dei comici di Colorado.
Tirando le somme, vorrei tornare al titolo di questo post: Frozen è così bello come dicono? Interessante domanda. Basta andare sui social network per constatare che il film è stato un successo, i cosplayer sono pronti per immedesimarsi nei personaggi, sulle bacheche di Facebook impazzano colonne sonore, scene del film, citazioni e screen. Ok che il gusto è soggettivo, tuttavia mi sorge un dubbio, ovvero, non è che le persone accettano e di conseguenza apprezzano un determinato prodotto cinematografico solo perché è targato Disney? Possibile che anche la Disney sia diventata una moda?
Chissà, una cosa è certa, il pensiero critico è in via di estinzione.
Eleonora Giovannini ©
giovedì 30 gennaio 2014
martedì 21 gennaio 2014
I Robinson.
Ho sempre sentito parlare de "I Robinson", telefilm nato nel 1984 dalla
mente geniale di Bill Cosby, ma non avevo mai visto una puntata fino
alla scorsa settimana. Stanca dopo una giornata intensa di scuola, mi
sono gettata sul letto matrimoniale dei miei in compagnia di mia mamma
e, su K2, ci siamo imbattute per caso in una carrellata di episodi di
questa serie tv. E' stato amore a prima vista.
Le vicende rocambolesche sono tutte ambientate all'interno di una famiglia di colore, nella New York degli anni '80; quello che più colpisce è senza dubbio l'emancipazione dei neri in un'America, che fino a qualche tempo prima, aveva fatto di tutto per denigrarli. Invece qua i protagonisti sono integrati perfettamente nella società: il padre è un importante ginecologo, la madre è avvocato e i figli studiano normalmente. Insomma, non c'è nessun vittimismo o critica nascosta alla realtà sociale dei neri, anzi, la vita di ogni personaggio è assolutamente normale, caratterizzata da più o meno difficoltà, dalle prime crisi adolescenziali e dal rapporto genitori-figli.
La figura senza dubbio più di spicco, è il Dr. Heathcliff, il "capo famiglia", che fa ampio uso di battute, ironia e cinismo nei confronti di chiunque lo circordi, ma allo stesso tempo è un uomo che tiene alla famiglia più di qualunque cosa al mondo, sempre pronto a sacrificarsi e a difendere chi più ama. Questo aspetto è incredibilmente moderno se pensiamo quando la sitcom è stata girata, essa rappresenta una vera e propria "rivoluzione" in campo mediatico non solo per i contenuti ma anche per il fatto di aver creato un telefilm tutto incentrato su una famiglia di afroamericani.
Consiglio a tutti di vederlo, perché credetemi, non rimarrete delusi. Per queste cose io sono molto critica, quindi potete fidarvi. Vi farete un sacco di risate ma allo stesso tempo riceverete dei grandi insegnamenti sul senso della vita che purtroppo ad oggi sono stati accantonati perché considerati inutili o banali, quando invece, a parer mio, sono fondamentali per la crescita interiore di ogni persona.
Eleonora Giovannini ©
Le vicende rocambolesche sono tutte ambientate all'interno di una famiglia di colore, nella New York degli anni '80; quello che più colpisce è senza dubbio l'emancipazione dei neri in un'America, che fino a qualche tempo prima, aveva fatto di tutto per denigrarli. Invece qua i protagonisti sono integrati perfettamente nella società: il padre è un importante ginecologo, la madre è avvocato e i figli studiano normalmente. Insomma, non c'è nessun vittimismo o critica nascosta alla realtà sociale dei neri, anzi, la vita di ogni personaggio è assolutamente normale, caratterizzata da più o meno difficoltà, dalle prime crisi adolescenziali e dal rapporto genitori-figli.
La figura senza dubbio più di spicco, è il Dr. Heathcliff, il "capo famiglia", che fa ampio uso di battute, ironia e cinismo nei confronti di chiunque lo circordi, ma allo stesso tempo è un uomo che tiene alla famiglia più di qualunque cosa al mondo, sempre pronto a sacrificarsi e a difendere chi più ama. Questo aspetto è incredibilmente moderno se pensiamo quando la sitcom è stata girata, essa rappresenta una vera e propria "rivoluzione" in campo mediatico non solo per i contenuti ma anche per il fatto di aver creato un telefilm tutto incentrato su una famiglia di afroamericani.
Consiglio a tutti di vederlo, perché credetemi, non rimarrete delusi. Per queste cose io sono molto critica, quindi potete fidarvi. Vi farete un sacco di risate ma allo stesso tempo riceverete dei grandi insegnamenti sul senso della vita che purtroppo ad oggi sono stati accantonati perché considerati inutili o banali, quando invece, a parer mio, sono fondamentali per la crescita interiore di ogni persona.
Eleonora Giovannini ©
Hunger Games&Altre parodie.
Salto ogni premessa per arrivare dritta al punto: le parodie dei film
non mi piacciono. O meglio, le parodie come vengono realizzate oggi,
non mi piacciono. Non mi piacciono perché, chi fa questo tipo di film
non sa assolutamente nulla di come si sviluppa una parodia; è di comune
opinione che si debbano prendere stereotipi della pellicola in
questione, aggiungerci un pizzico di volgarità, qualche tocco di
riferimenti sessuali e il gioco è fatto. Assolutamente no. Mettere
insieme un'accozzaglia di stupidaggini non è la soluzione giusta per la
riuscita di un prodotto di qualità, prima di tutto perché le parodie non
servono a sminuire il film ma solo a fare dell'ironia, secondo perché
non divertirebbero neanche un bambino di due anni che, anzi, si
esaltarebbe più volentieri a guardare Peppa Pig.
Inoltre molti pensano che per questo genere di film non serva conoscere l'originale. Niente di più sbagliato! E' fondamentale conoscere in tutte le singole parti la storia che ci si appresta a parodare, il segreto sta soprattutto in questo perché solo chi ne conosce le mille sfaccettature sarà in grado di fare dell'ironia geniale, sagace, inaspettata e originale, lasciando stupiti e con una risata a bocca piena gli spettatori.
Da sempre le grandi case di produzione cinematografica si sono concesse il "lusso" (dico lusso perché penso che sia davvero uno spreco di soldi finanziare un prodotto più commerciale dei Cine Panettoni) di creare svariate parodie; come dimenticare la serie di "Scary Movie", diretta a colpire i film horror più spaventosi della storia, per poi passare a "Mordimi", "Horror Movie", "Biancaneve Sotto I Nani", "Box Office 3D" e potrei continuare! Ho citato solo i più recenti perché sono davvero pessimi (nonostante io non apprezzi nemmeno gli originali, è il caso di "Mordimi", parodia della saga di "Twilight"). Tuttavia ritengo che l'apice di trash si sia toccato quest'anno con l'uscita al cinema di "Hunger Games: La Ragazza Con L'uccello Di Fuoco". Già solo per il titolo mi verrebbe voglia di prendere a schiaffi qualcuno, ma se poi sei così sfortunato da guardare anche il trailer, beh, allora ti viene proprio voglia di gettarti da un palazzo di trenta piani; infatti per quanto un film faccia pietà, almeno attraverso il trailer dovresti fare in modo di mascherarlo, di renderlo quanto meno stimolante all'occhio del pubblico, così da incuriosirlo per poi dargli l'inculata (scusate il francesismo) una volta messo piede in sala. E invece no! Son riusciti pure a fare un trailer brutto, ma veramente brutto, forse il più brutto nella storia dei film commerciali.
Ho voluto scrivere questo post perché mi son sempre chiesta chi fosse il celebroleso che spreca i propri in soldi (e la vista) in simili film. Capisco un Cine Panettone, per assurdo, perché quello è il genere che piace alle persone ignoranti, vuote, dalla risata finta. E ne è pieno il mondo! Non riesco nemmeno a pensare che vengano realizzati per guadagnare in modo facile perché non penso che certe pellicole sbanchino il botteghino, anche se dovrei documentarmi a riguardo.
Chissà, magari al mondo esistono persone talmente tristi che preferiscono guardare il primo film che passa il cinema per non trascorrere la serata in compagnia del gatto; tuttavia, per quanto mi riguarda, sono sicura che mi divertirei di più.
Eleonora Giovannini ©
Inoltre molti pensano che per questo genere di film non serva conoscere l'originale. Niente di più sbagliato! E' fondamentale conoscere in tutte le singole parti la storia che ci si appresta a parodare, il segreto sta soprattutto in questo perché solo chi ne conosce le mille sfaccettature sarà in grado di fare dell'ironia geniale, sagace, inaspettata e originale, lasciando stupiti e con una risata a bocca piena gli spettatori.
Da sempre le grandi case di produzione cinematografica si sono concesse il "lusso" (dico lusso perché penso che sia davvero uno spreco di soldi finanziare un prodotto più commerciale dei Cine Panettoni) di creare svariate parodie; come dimenticare la serie di "Scary Movie", diretta a colpire i film horror più spaventosi della storia, per poi passare a "Mordimi", "Horror Movie", "Biancaneve Sotto I Nani", "Box Office 3D" e potrei continuare! Ho citato solo i più recenti perché sono davvero pessimi (nonostante io non apprezzi nemmeno gli originali, è il caso di "Mordimi", parodia della saga di "Twilight"). Tuttavia ritengo che l'apice di trash si sia toccato quest'anno con l'uscita al cinema di "Hunger Games: La Ragazza Con L'uccello Di Fuoco". Già solo per il titolo mi verrebbe voglia di prendere a schiaffi qualcuno, ma se poi sei così sfortunato da guardare anche il trailer, beh, allora ti viene proprio voglia di gettarti da un palazzo di trenta piani; infatti per quanto un film faccia pietà, almeno attraverso il trailer dovresti fare in modo di mascherarlo, di renderlo quanto meno stimolante all'occhio del pubblico, così da incuriosirlo per poi dargli l'inculata (scusate il francesismo) una volta messo piede in sala. E invece no! Son riusciti pure a fare un trailer brutto, ma veramente brutto, forse il più brutto nella storia dei film commerciali.
Ho voluto scrivere questo post perché mi son sempre chiesta chi fosse il celebroleso che spreca i propri in soldi (e la vista) in simili film. Capisco un Cine Panettone, per assurdo, perché quello è il genere che piace alle persone ignoranti, vuote, dalla risata finta. E ne è pieno il mondo! Non riesco nemmeno a pensare che vengano realizzati per guadagnare in modo facile perché non penso che certe pellicole sbanchino il botteghino, anche se dovrei documentarmi a riguardo.
Chissà, magari al mondo esistono persone talmente tristi che preferiscono guardare il primo film che passa il cinema per non trascorrere la serata in compagnia del gatto; tuttavia, per quanto mi riguarda, sono sicura che mi divertirei di più.
Eleonora Giovannini ©
Lord Voldemort VS Dart Fener - Cattivi a confronto.
In
qualsiasi storia che si rispetti, ritengo che il ruolo dell'antagonista
sia sempre più interessante rispetto al ruolo del "buono", questo
perché, chi sceglie la via della bontà, ha in dono una grande forza di
volontà e dei sani principi. Diciamoci la verità, alla fine è più facile
essere cattivi che buoni. E' da qui che è partito il mio spunto di riflessione di stasera, decidendo così di analizzare due cattivi per
eccellenza appartenenti a due saghe di straordinaria grandezza: Lord
Voldermort di Harry Potter e Dart Fener di Star Wars.
La prima cosa da tenere bene in mente, è che i cattivi non agiscono senza che ci sia qualcosa che li spinga a fare del male; in breve, ognuno di loro ha alle spalle dolore e sofferenza, non uccidono solo per il gusto di farlo. Esempio lampante è appunto Lord Voldemort. Mi ha sempre affascinato la storia di questo personaggio; Tom Riddle, alias Voldemort, è infatti nato dall'unione di una strega e un babbano (uomo senza poteri magici), fin qui potrebbe essere tutto normale se non che, la madre di Tom aveva utilizzato un filtro d'amore per farsi notare agli occhi del giovane Riddle, non c'è stato nessun sentimento reciproco ma solo unilaterale. E' per questo che Voldemort, nato sotto il filtro d'amore, non sarà mai in grado di amare. Le pozioni non sono capaci di creare l'amore vero, ma solo una potente infatuazione. Ed è anche per questo che, con il tempo, Voldemort proverà disprezzo per i nati babbani e per i babbani stessi, perché suo padre oltre al fatto di non essere mai venuto a sapere della sua esistenza, non ha mai amato sua madre, lasciandola morire nel proprio dolore. Non c'è da stupirsi, quindi, se egli volesse poi distruggere tutti i babbani, pur essendo lui stesso un mezzosangue. Fin da bambino lui disprezzava l'essere umano in genere, rinchiuso in un orfanotrofio e privo di qualsiasi rapporto umano, egli non esita a confessare i suoi primi furti e le sue cattiverie nei confronti degli altri orfani presenti nell'istituto. Egli non rinnegherà mai la sua natura e il suo ruolo di malvagio nel corso della saga.
Passiamo ora a Dart Fener, il cattivo che rimarrà sempre impresso nella storia del cinema mondiale ma anche nelle nostre vite. Egli, a differenza di Voldemort, non è nato cattivo, anzi, ha ricevuto tutto l'amore possibile dalla madre, dalla regina Padmé con cui poi si legherà sentimentalmente e dai maestri Jedi che lo prenderanno in custodia (in particolare il maestro Kenobi, suo diretto discepolo). Perché allora il giovane Anakin Skywalker decide di distruggere la sua anima buona? Possiamo riscontrare le radici della sua scelta anche nell'infanzia, in quanto lui e sua madre erano schiavi, sua madre fu poi brutalmente uccisa senza che lui fosse riuscito a salvarla. Inoltre, crescendo, non si sente compreso da nessuno, nemmeno da chi più ama. Lui si sente forte, invincibile e pronto a vendicare sua madre e, paradossalmente, a salvare dalla morte la moglie Padmé per cui lui stesso darebbe la vita. Secondo il suo distorto punto di vista, egli ritiene che passare al lato oscuro e conoscerne la propria forza, sia l'unico modo per non perderla. Sembrerebbe uno strambo gesto d'amore, ma purtroppo è proprio l'amore che rinnega, lui stesso dirà a Padmé: "L'amore non ti salverà!". A differenza di Voldemort, Dart Fener non ha un animo malvagio, bensì ha compiuto una scelta fatale. Questo è evidente non solo prima che diventi cattivo (vivendo in eterno conflitto con se stesso dal momento che in lui albergano odio e rabbia, sentimenti non conformi a un Jedi) ma anche subito dopo la sua trasformazione, infatti appena salvato da ormai morte certa, il suo primo pensiero va alla sua amata e il dolore lo sopraffà quando viene a sapere che lui stesso l'ha uccisa, con la sua ira. E' qui che Anakin soffoca definitivamente la sua anima di uomo buono: la sua unica ragione di vita è morta, non ha più senso anche solo il pensiero di cambiare idea. Tutti i suoi "buoni propositi" vengono meno fin quando non si troverà a lottare faccia a faccia con suo figlio Luke, frutto dell'amore suo e di Padmé. Sarà qui che egli si trasformerà per l'ennesima volta, mostrando a uno spettatore incredulo, che l'amore è la forza più potente che esista. Salvando Luke, salva anche se stesso, confermando il pensiero di Padmé secondo la quale in lui c'è sempre stato del buono.
Prima di chiudere questa mia riflessione utile quanto un soldo bucato, vorrei soffermarmi anche sul ruolo che hanno svolto le due guide dei cattivi in questione: Silente per il primo, Obi-Wan Kenobi per il secondo. Entrambi buoni, entrambi guide spirituali, entrambi fallimentari nel compito di portare alla salvezza i propri adepti. Tutti e due avrebbero avuto la possibilità di scampare al male, ma nessuno di loro c'è riuscito. Perché? Beh, la risposta più ovvia è che, naturalmente, in qualsiasi storia che si rispetti il cattivo ci deve essere, altrimenti ci faremmo delle belle dormite sul divano o getteremo un libro tra i rifiuti; la seconda risposta è che non lo so. Non so perché le persone buone non riescano quasi mai a salvare le persone dal male. Forse perché Tom e Anakin le vedevano come un ostacolo alla realizzazione di se stessi. Se non altro in tutto questo c'è una metafora, forse tra le più scontate e banali, ma non meno significativa per la nostra esistenza, ovvero: all you need is love, tutto ciò di cui hai bisogno è l'amore.
Eleonora Giovannini ©
La prima cosa da tenere bene in mente, è che i cattivi non agiscono senza che ci sia qualcosa che li spinga a fare del male; in breve, ognuno di loro ha alle spalle dolore e sofferenza, non uccidono solo per il gusto di farlo. Esempio lampante è appunto Lord Voldemort. Mi ha sempre affascinato la storia di questo personaggio; Tom Riddle, alias Voldemort, è infatti nato dall'unione di una strega e un babbano (uomo senza poteri magici), fin qui potrebbe essere tutto normale se non che, la madre di Tom aveva utilizzato un filtro d'amore per farsi notare agli occhi del giovane Riddle, non c'è stato nessun sentimento reciproco ma solo unilaterale. E' per questo che Voldemort, nato sotto il filtro d'amore, non sarà mai in grado di amare. Le pozioni non sono capaci di creare l'amore vero, ma solo una potente infatuazione. Ed è anche per questo che, con il tempo, Voldemort proverà disprezzo per i nati babbani e per i babbani stessi, perché suo padre oltre al fatto di non essere mai venuto a sapere della sua esistenza, non ha mai amato sua madre, lasciandola morire nel proprio dolore. Non c'è da stupirsi, quindi, se egli volesse poi distruggere tutti i babbani, pur essendo lui stesso un mezzosangue. Fin da bambino lui disprezzava l'essere umano in genere, rinchiuso in un orfanotrofio e privo di qualsiasi rapporto umano, egli non esita a confessare i suoi primi furti e le sue cattiverie nei confronti degli altri orfani presenti nell'istituto. Egli non rinnegherà mai la sua natura e il suo ruolo di malvagio nel corso della saga.
Passiamo ora a Dart Fener, il cattivo che rimarrà sempre impresso nella storia del cinema mondiale ma anche nelle nostre vite. Egli, a differenza di Voldemort, non è nato cattivo, anzi, ha ricevuto tutto l'amore possibile dalla madre, dalla regina Padmé con cui poi si legherà sentimentalmente e dai maestri Jedi che lo prenderanno in custodia (in particolare il maestro Kenobi, suo diretto discepolo). Perché allora il giovane Anakin Skywalker decide di distruggere la sua anima buona? Possiamo riscontrare le radici della sua scelta anche nell'infanzia, in quanto lui e sua madre erano schiavi, sua madre fu poi brutalmente uccisa senza che lui fosse riuscito a salvarla. Inoltre, crescendo, non si sente compreso da nessuno, nemmeno da chi più ama. Lui si sente forte, invincibile e pronto a vendicare sua madre e, paradossalmente, a salvare dalla morte la moglie Padmé per cui lui stesso darebbe la vita. Secondo il suo distorto punto di vista, egli ritiene che passare al lato oscuro e conoscerne la propria forza, sia l'unico modo per non perderla. Sembrerebbe uno strambo gesto d'amore, ma purtroppo è proprio l'amore che rinnega, lui stesso dirà a Padmé: "L'amore non ti salverà!". A differenza di Voldemort, Dart Fener non ha un animo malvagio, bensì ha compiuto una scelta fatale. Questo è evidente non solo prima che diventi cattivo (vivendo in eterno conflitto con se stesso dal momento che in lui albergano odio e rabbia, sentimenti non conformi a un Jedi) ma anche subito dopo la sua trasformazione, infatti appena salvato da ormai morte certa, il suo primo pensiero va alla sua amata e il dolore lo sopraffà quando viene a sapere che lui stesso l'ha uccisa, con la sua ira. E' qui che Anakin soffoca definitivamente la sua anima di uomo buono: la sua unica ragione di vita è morta, non ha più senso anche solo il pensiero di cambiare idea. Tutti i suoi "buoni propositi" vengono meno fin quando non si troverà a lottare faccia a faccia con suo figlio Luke, frutto dell'amore suo e di Padmé. Sarà qui che egli si trasformerà per l'ennesima volta, mostrando a uno spettatore incredulo, che l'amore è la forza più potente che esista. Salvando Luke, salva anche se stesso, confermando il pensiero di Padmé secondo la quale in lui c'è sempre stato del buono.
Prima di chiudere questa mia riflessione utile quanto un soldo bucato, vorrei soffermarmi anche sul ruolo che hanno svolto le due guide dei cattivi in questione: Silente per il primo, Obi-Wan Kenobi per il secondo. Entrambi buoni, entrambi guide spirituali, entrambi fallimentari nel compito di portare alla salvezza i propri adepti. Tutti e due avrebbero avuto la possibilità di scampare al male, ma nessuno di loro c'è riuscito. Perché? Beh, la risposta più ovvia è che, naturalmente, in qualsiasi storia che si rispetti il cattivo ci deve essere, altrimenti ci faremmo delle belle dormite sul divano o getteremo un libro tra i rifiuti; la seconda risposta è che non lo so. Non so perché le persone buone non riescano quasi mai a salvare le persone dal male. Forse perché Tom e Anakin le vedevano come un ostacolo alla realizzazione di se stessi. Se non altro in tutto questo c'è una metafora, forse tra le più scontate e banali, ma non meno significativa per la nostra esistenza, ovvero: all you need is love, tutto ciò di cui hai bisogno è l'amore.
Eleonora Giovannini ©
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