giovedì 2 aprile 2015

Cenerentola, una favola che ha finalmente qualcosa da dire

Ammetto, senza indugi, che ho deciso di guardare il remake della Disney, "Cenerentola", con non pochi pregiudizi. Infatti, dopo i pessimi film usciti fino ad adesso, quali "Alice in Wonderland", "Il grande e potente Oz" ma soprattutto "Maleficent" (che mi ha particolarmente delusa sotto ogni aspetto), non avevo grandi aspettative.
Tuttavia ero ugualmente curiosa, dal momento che alla regia sapevo esserci quel mostro sacro di Kennet Branagh (il professor Allock di Harry Potter per i meno esperti), inoltre il trailer mi aveva particolarmente colpito, soprattutto per via dei colori meravigliosi qui usati.
Ma andiamo per gradi, vi risparmio la trama perché credo che tutti noi ormai la conosciamo a memoria, quindi mi focalizzerò sugli aspetti più belli del film.

Finalmente una storia che non è stata stravolta!
Non c'è nessun cambiamento rilevante che ci faccia rimpiangere la favola originale, anzi, quegli elementi di innovazione hanno dato maggior lustro ad alcuni personaggi che, invece, erano stati trascurati dal cartone animato della Disney.
Uno su tutti è quello della Matrigna, interpretata dalla splendida Cate Blanchett. Se fino ad adesso di lei sapevamo soltanto che era una "signora cattiva" senza un motivo preciso, Branagh ha deciso di sviscerare nel profondo i motivi del suo comportamento, portando a galla la sua sofferenza, tanto che addirittura non penseremo più che la sua sia solo cattiveria gratuita.

Altro personaggio che finalmente ha acquistato spessore è senza dubbio il principe Keat! Non aspettatevi un uomo senza cervello/bimbominchia come ci è sempre, purtroppo, stato mostrato, anzi! Qua è un vero uomo che impara a crescere grazie all'amore, che ha coraggio ad affrontare il padre che vorrebbe si sposasse con un'altra principessa, ma allo stesso tempo spaventato, umile che non ha timore di mostrare al pubblico le proprie angosce e la propria incapacità a governare. Un uomo che è desideroso di imparare e di mettersi in gioco. Davvero toccante, inoltre, quando Keat (finalmente sappiamo come si chiama sto principe azzurro!) si stende a fianco al padre ormai morente, come un bambino spaventato. Bravissimo Richard Madden!

Un altro plauso va senza esclusione di colpi alle sorellastre, due ragazze frivole, ignoranti e superficiali come da copione. Brutte, così come dovevano essere. Le ho amate dall'inizio alla fine, praticamente perfette per il ruolo di Anastasia e Genoveffa.

Ed infine, lei, Lily James che ho trovato magnificamente elegante nel ruolo di Cenerentola. Un vero esempio per tutti, senza mai risultare patetica o stucchevole. Bellissima nella sua semplicità, una vera donna capace di vestire perfettamente la sofferenza che l'ha accompagnata per moltissimi anni.
Una donna capace di ribellarsi, di raggiungere delle soddisfazioni personali rimanendo sempre fedele a se stessa e ai propri ideali.


Proseguendo, ci tengo a dire di essermi innamorata (oltre che delle bellissime ambientazioni) dei costumi e dei colori che questa pellicola porta con sé, per non parlare degli effetti speciali!
Ragazzi, non scherzo quando dico che sono tra i più belli mai realizzati nella storia del cinema, dal vestito della Matrigna e delle sorellastre, alle divise degli ufficiali e, ovviamente, a quello del ballo di Cenerentola (anche se quello del matrimonio è squisito).
Un blu accesso, d'impatto, che lascerà tutti senza fiato, nonostante sia privo di eccessivi merletti; semplice ma efficace, perfetto per la nostra Cenerentola che con poco riesce sempre a distinguersi.
La scena del ballo è una tra le mie preferite, veramente, veramente elegante, di stile, di una delicatezza struggente. Non potrete non emozionarvi di fronte ad un gioco di sguardi, di tatto e di sensualità come questo! Anche i cuori di ghiaccio si scioglieranno, credetemi.
Per finire, credo sia stato geniale e apprezzabile, il riferimento al romanzo della scrittrice anglo-americana Frances Hodgson Burnett e al suo romanzo "Il giardino segreto"; per gli amanti della letteratura e ai più attenti ai significati nascosti, capirete immediatamente a cosa mi riferisco, dato che non viene citato direttamente nel film, ma è soltanto intuibile da una scena in particolare.

Concludendo, vi invito calorosamente a vederlo perché non rimarrete delusi. Lo so che lo dico sempre, o quasi, alla fine di ogni recensione, ma in questo caso ci tengo particolarmente perché finalmente sono riusciti ad accrescere una favola da tempo troppo commercializzata, portatrice di stereotipi, trasformandola in quella che realmente doveva essere: un esempio vero per tutti noi.
Un film per grandi e piccini che vi farà riscoprire il valore delle storie a lieto fine.


Eleonora Giovannini ©




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