sabato 25 aprile 2015

La prima cosa bella

Continua il mio interesse per il cinema "made in Italy", e stavolta vi parlerò infatti di un altro piccolo gioiello realizzato da Paolo Virzì; uscito nel 2010, il film in questione è "La prima cosa bella".
La pellicola era addirittura in corsa per gli Oscar nella categoria "Miglior film straniero", sfortunatamente non ce l'ha fatta.

In questo film, Virzì torna a girare nella sua patria, Livorno, e ci propone una storia dal sapore dolce e amaro, una sorta di commedia che in realtà porta con sé tantissima drammaticità.
La protagonista è interpretata da due attrici straordinarie, ovvero Micaela Ramazzotti e Stefania Sandrelli (mostrateci in due età diverse); nel cast sono inoltre presenti due attori di altrettanta importanza come Valerio Mastandrea e Claudia Pandolfi.
Le vicende raccontano la vita della giovane Anna Nigiotti (in Michelucci), una madre ingenua quanto bellissima che si trova a dover affrontare la separazione dal marito, nell'Italia degli anni '70. Essendo lei molto affascinante, solare e un po' ingenua, verrà considerata da molte persone una donna dai facili costumi, piuttosto che di carattere. I flashback della giovinezza di Anna ci mostrano così le sue peripezie tragicomiche insieme ai due figli piccoli (Bruno e Valeria), sempre in bilico tra precarietà economica ed amanti occasionali.
E' proprio per tali motivi che tra Bruno e sua madre verrà a crearsi un rapporto conflittuale, dal momento che il figlio, fin da quando era piccolo, veniva schernito costantemente dai suoi amici per gli atteggiamenti frivoli di Anna, mettendolo spesso e anche involontariamente in ridicolo. Proprio a causa di ciò infatti, madre e figlio vivranno due vite quasi completamente separate, con i contatti ridotti al minimo, nonostante tra i due si percepisca un fortissimo legame.

Sarà proprio nella fase finale della vita di Anna, che Bruno proverà in tutti i modi di cercare un compromesso nei riguardi di un se stesso orgoglioso e a tratti riluttante.
Ormai uomo adulto e consapevole, egli riesce nonostante tutto a riallacciare i rapporti con tutti coloro che hanno fatto parte della propria vita e dai quali si era allontanato bruscamente. In questo film, Valerio Mastandrea ha tirato fuori davvero il meglio di sé, mostrandoci un uomo che si arrende inevitabilmente ad un sentimento forte quale l'amore genitoriale, che seppur spesso burrascoso, è altrettanto forte, riuscendo così a rompere la scorza in cui Bruno si era rinchiuso nel corso degli anni.

Stefania Sandrelli è stata altrettanto magistrale nel ruolo di Anna, in primo luogo per aver saputo parlare e recitare in un toscano come Dio comanda (il che non è assolutamente facile), secondo perché trovo che sia riuscita a rendere perfettamente la psicologia della protagonista, una donna costantemente dall'animo solare, con la voglia di vivere fino all'ultimo istante, all'ultimo respiro.
Nonostante sia nella fase terminale della sua malattia, non si fa mancare niente e anzi vive con assoluta tranquillità la propria dipartita; quelli che in realtà soffrono di più sono infatti Bruno e Valeria. Non c'è una sola scena in cui lei non abbia un sorriso stampato sulle labbra.

In questo film, Virzì è cresciuto tantissimo e quello che mi è piaciuto maggiormente è che ha dato lustro alla psicologia di ogni personaggio, rispetto ad "Ovosodo" sono più reali e meno caricaturali.
Inoltre ho apprezzato come è stato reso il ritratto dell'Italia degli anni '70: abitudini, costumi, colori, musica. In particolare ho adorato come determinate canzoni popolari di allora, fossero la colonna sonora vera e propria della vita dei tre protagonisti; come dimenticare "La prima cosa bella", intonata da Anna ogni qual volta accadeva qualcosa di brutto a lei e ai propri figli, o quando doveva metterli a dormire, o quando erano tutti e tre felici. Credo che questo modo di raccontare sia stato particolarmente delicato, poiché smorzava perfettamente dei momenti alquanto drammatici.
Una spinta e una certezza nel credere che la vita sia bellissima e degna di essere vissuta, a prescindere dalle difficoltà. A volte basta anche solo una canzone.


Eleonora Giovannini ©




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