La storia si basa sul racconto antico popolare de "Il racconto di un tagliabambù", anche se ovviamente il regista è voluto andare ben oltre dal narrarci una semplice storia.
Ho trovato questo film una vera e propria perla, ed io continuo a non capire come mai in Italia sia stato distribuito solamente per tre giorni, non abbia vinto l'Oscar e perché abbia incassato meno dei costi di produzione. Misteri.
La storia è una continua riflessione sulle passioni terrene, sulla morte e sul perché dell'esistenza; la protagonista Kaguya è un'essere intangibile, proveniente dalla Luna, che ha espresso il desiderio di scendere sulla Terra e vivere da umana. E' quasi come se lei fosse un'anima e abbia voluto incarnarsi in un corpo umano per vivere le emozioni terrene.
Verrà cresciuta da una coppia di anziani tagliatori di bambù, in mezzo a prati verdi e montagne rocciose, nel pieno della natura.
Quando la bimba diventerà una giovane donna, il padre decide di farle costruire un palazzo lussuoso nella capitale, per farla vivere come una vera e propria principessa, insegnandole il buon costume adatto ad una damigella di alto rango. Kaguya, dovendo dire addio alle colline dove è cresciuta, lasciando gli amici e il suo "fratellone" Sutemaru, verrà catapultata in una realtà lontanissima da quella in cui aveva sempre vissuto, fatta di slanci, passioni, energia. Qua, la principessa, si troverà ad affrontare un mondo cittadino a dir poco soffocante, fatto di rigide regole da seguire, con pretendenti da assecondare e pervaso da un'atarassia che impedirà alla protagonista di vivere con leggerezza e spontaneità.
E' per questo motivo che per gran parte del film abbiamo la sensazione che Kaguya voglia ritornare ad abitare in campagna; tuttavia a parer mio è un modo figurato trovato dal regista per ribadire ancora una volta la volontà della principessa al lasciarsi andare alle passioni umane: gioia, dolore, tristezza, euforia; cosa che non le è possibile nella grande città in cui è stata costretta ad abitare.
La principessa, trovandosi fuori posto in quella vita artificiosa, finta, si sentirà un essere soprannaturale, non appartenente al pianeta Terra, ed esprimerà il desiderio di voler tornare sulla Luna.
Ciò avviene nel momento in cui l'imperatore (uno dei tanti pretendenti che tenteranno inutilmente di prenderla in moglie) la stringe a sé, allo scopo di costringerla a diventare sua proprietà. Sentendosi disgustata, ferita e umiliata, è qui che Kaguya compirà la scelta fatale, dalla quale non potrà più sfuggire, nonostante subito dopo lei stessa si pentirà di aver espresso una simile richiesta.
In queste scene, io ho rivisto moltissimo la metafora del suicidio, o comunque un atto sconsiderato che può compiersi in un momento di cieca disperazione, dal quale non è possibile tornare indietro o che non possiamo cancellare. Dobbiamo soltanto arrenderci al nostro destino.
L'unico momento in cui la principessa capisce che sarebbe potuta essere felice nel mondo terreno, è quando rivede il suo amico di infanzia Satemaru, per il quale sente di provare un sentimento profondo, quanto salvifico. Ahimè, nonostante lui provi a tenerla con sé, Kaguya non potrà sfuggire alla propria sorte.
La principessa, quindi, anche quando verrà fatta tornare sulla Luna, continuerà a vivere segnata da una vena di nostalgia, priva di qualsiasi altro ricordo della sua vita terrena.
Di questo film d'animazione, ho amato moltissimo il disegno, così semplice, delicato che rende certe scene quasi oniriche, dal momento che un tratto all'apparenza spoglio, fa in modo che l'occhio non solo riesca a concentrarsi meglio sui dettagli, ma permette di coglierne l'essenza.
Straordinaria anche la colonna sonora, particolarmente delicata e struggente.
Un film che tutti dovreste vedere, un vero e proprio inno alla vita!
Eleonora Giovannini ©
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