lunedì 6 aprile 2015

Il Capitale Umano

Film diretto da Paolo Virzì ed uscito nelle sale italiane nel 2014.
Se devo trovare una parola, un'emozione che descriva questa pellicola è: rabbia. Sì, è proprio quello che ho provato appena ho spento il televisore.
E' una storia che non lascia alcuna speranza, anzi, non fa che alimentare il disgusto nei confronti della nostra società; il film è infatti un vero e proprio ritratto dell'Italia contemporanea, schiava di vizi, corruzione, superficialità e indifferenza. Esso è testimone del fatto che la crisi (e con crisi non si intende solo quella economica, ma anche quella sociale e culturale) fa in modo che le persone si snaturino e agiscano ignorando completamente quei principi e valori morali essenziali e indispensabili per ciascuno di noi. Non sono più persone, bensì prodotti della crisi stessa, e le loro vite sono ridotte ad una mera merce, come il titolo ci ricorda.
La vicenda è narrata da tre personaggi differenti, secondo il loro punto di vista. Tecnica che ho trovato veramente geniale e che è riuscita ad incastrarsi perfettamente con la trama generale.

I personaggi sono grotteschi, ognuno di essi è uno stereotipo (qui non usato in senso negativo) degli individui che popolano il "bel Paese", e che inevitabilmente ciascuno di noi ha avuto la sfortuna di incontrare nel corso della vita.
Colui che più di tutti rispecchia l'italiano medio con la voglia di arrivismo, è Dino Ossola (interpretato dallo straordinario Fabrizio Bentivoglio). Egli vuole a tutti costi e con qualsiasi mezzo raggiungere le vette più alte della società, è un essere viscido, infimo che non si vergogna di giocare sporco pur di riscattare le sue origini borghesi, nonostante non abbia i mezzi sufficienti perché ciò accada.
E' così spregevole che non ci pensa due volte a vendere l'innocenza della figlia, allora fidanzata con il figlio Massimiliano facente parte della ricca famiglia Bernaschi, con il quale era stata indagata per l'omicidio colposo di un ciclista. Dino farà in modo che lui e la propria famiglia escano indenni da una situazione economica rivelatasi disastrosa e dalla vicenda giudiziaria in cui la figlia Serena era stata coinvolta.

Se Dino Ossola mi ha infuso un sentimento di infinito disgusto, il personaggio che invece mi ha fatto provare tanta tristezza, è quello della moglie del ricco Giovanni Bernaschi, Carla (interpretata dalla bravissima Valeria Bruni Tedeschi).
Ella è la classica donna borghese che è riuscita a sposare un uomo ricchissimo che la riempie di regali e doni materiali, senza tuttavia darle affetto. E' vuota, è priva di qualsiasi utilità, oserei dire che è una donna morta dentro, che tenta disperatamente di rendersi utile per la società, per "il popolo", per la gente comune, senza riuscirci. E' alla ricerca di un posto nel mondo, ma ahimè è destinata a rimanere trappola della lussuosa reggia in mezzo alle montagne in cui trascorre i suoi giorni, preda di una terribile apatia.
"Faccio portare del tè, del caffè, dei biscottini?"

Infine, l'ultimo personaggio che a parer mio ha saputo riscattarsi completamente, è proprio quello della figlia di Dino Ossola, Serena.
Inizialmente rappresenta l'indifferenza dei giovani nei riguardi della società, delle persone con cui questi ultimi scelgono di condividere esperienze di vita. Tuttavia, dopo aver fatto la conoscenza di Luca Ambrosini, ragazzo cresciuto con lo zio spacciatore, in uno dei quartieri più poveri della Brianza, capirà finalmente di essere circondata da uno schifo mascherato da paradiso celeste. Assistiamo ad una crescita notevole di Serena che non si vergogna di mostrarsi disgustata verso la famiglia dei Bernaschi e suo padre.

Quello che più mi è rimasto impresso de "Il Capitale Umano" è stato rendermi conto di come la vita di ciascuno di noi abbia soltanto un valore materiale, e che tutti i personaggi negativi, portatori di un'etica fuorviante, usciranno indenni dalle situazioni più terribili, riuscendo ad ottenere sempre i loro scopi più marci.
Scena agghiacciante è quella durante la quale Giovanni Bernaschi e soci decidono di puntare sul crollo dell'Italia e vincono, arricchendosi quindi sulla disfatta del loro Paese.

"Importi come questi vengono calcolati valutando parametri specifici: l'aspettativa di vita di una persona, la sua potenzialità di guadagno, la quantità e la qualità dei suoi legami affettivi. I periti assicurativi lo chiamano il capitale umano"

Per finire, ho sentito molte critiche riguardo al fatto che il film fosse stato girato in Brianza, a parer mio c'è poco di cui indignarsi. Virzì ha scelto quel luogo specifico perché lì, realmente, vivono persone con la fame di guadagno e di arrivismo, egli ha volutamente giocato su questo stereotipo proprio perché, purtroppo, è una realtà sociale. Sostenere il contrario, come molti hanno fatto, è l'ennesima conferma di quanto gli sia fedele.


Eleonora Giovannini ©




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